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Condannerete Zuckerberg per il mio status

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Se si condanna un blogger per commenti “fuorilegge” postati da terzi con l’argomento che il blogger stesso ha una responsabilità diretta in quanto titolare dello spazio (Varese prima, Roma poi) a prescindere dal reale controllo o filtro esercitati e dal ruolo attivo o passivo svolto dal soggetto si affermano altre pesanti cose di riflesslo.

Ad esempio, che la responsabilità è anche di chi ha messo a disposizione del blogger una piattaforma (Google? WordPress?), e di chi ha dato la possibilità a tutti i soggetti di creare lo spazio, accedervi e postare contenuti in violazione della legge (i provider). Di più, se si chiama in causa nella sentenza un profilo o una pagina Facebook, allora le responsabilità per contenuti diffamatori o considerati apologia di reato se le dovrebbe accollare anche Mark Zuckerberg,o chi per lui rappresenta il social network in sede legale. 

Ultimo, a chi riceve montagne di commenti a post e status non resterebbe che fare una scelta: passare le giornate a scremare contenuti pericolosi, rischiarsela ogni giorno o chiudere i rubinetti della conversazione (prosciugando così l’anima più profonda della rete). Basterebbe questo a palesare la terrificante imponenza dell’attacco mosso da certe sentenze alla libertà di espressione online, ma c’è anche di più: la disciplina europea in materia di intermediazione e le pronunce della Corte di Cassazione. E mi sembra abbastanza.



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